Antico Egitto. Civiltà degli Egiziani

Recente interpretazione della scrittura antica egiziana

La civiltà degli Egizi ebbe grande fama sino dai tempi più remoti. Assai scarsa ne sarebbe tuttavia la notizia, se in principio di questo secolo non si fosse riuscito ad interpretare le iscrizioni e gli scritti numerosi sopravvissuti alla distruzione operata dai secoli.

Tre sono le forme dell'antica scrittura egiziana:
  • l'una geroglifica (figurativa e simbolica) usata sulle colonne, sugli obelischi, sulle pareti dei templi, nelle camere sepolcrali, sulle casse delle mummie;
  • la seconda ieratica (la geroglifica ridotta in forma corsiva dai sacerdoti) adoperata per lo più nei papiri;
  • la terza demotica (scrittura popolare più semplice e spedita) per gli affari della vita ordinaria.
Sino alla fine del secolo scorso non si seppe in alcun modo decifrare i caratteri. Durante la spedizione francese in Egitto, condotta dal generale Bonaparte nel 1798-99, si scoperse presso Rosetta un'epigrafe trilingue (greca, geroglifica e demotica); la prima fornì la chiave per la lettura delle altre due; ma non si riuscì nell'ardua impresa che dopo un lungo e paziente lavoro, dovuto specialmente allo Champollion, che rese pubblico il risultato dei suoi studi solo nel 1822.

Trovata la chiave dell'enigma, una schiera di valenti egittologi d'ogni parte d'Europa si accinse alla lettura e all'interpretazione delle iscrizioni e dei papiri, con grande vantaggio della storia e più ancora con nuove rivelazioni sulla civiltà delle popolazioni niliache.

Gli elementi essenziali di questa possono riscontrarsi nella religione, nella condizione sociale, nella forma di governo, nelle lettere e scienze, nelle arti, nell'agricoltura, industria e commercio.

Religione Antico Egitto: divinità e culto, l'anima e la vita futura

La religione degli Egiziani aveva per fondamento la credenza in un unico Dio supremo, ma questa fede si trasformò col tempo presso il popolo nel più volgare politeismo.

I sacerdoti insegnavano, che questo Dio uno nella sostanza era trino nella persona (padre, madre e figlio); questa triade adorata sotto denominazioni diverse nelle varie parti dell'Egitto (Ammon, Mut e Khus a Tebe, Pthah, Sakht, Imuthes a Menfi, Osiride, Iside ed Horo in Abido) dette origine alla prima forma di politeismo.

Insegnandosi inoltre dai sacerdoti, che Dio è fornito di molti attributi, questi vennero facilmente convertiti in una moltitudine di divinità. Ritenendosi infine dagli Egizi, che gli dei s'incarnavano sulla terra in forma di animali, molti di questi, come il bue, l'ippopotamo, il coccodrillo, l'ibis, lo sparviero, il serpente, il cane, il gatto, ebbero culto. 

Sopra ogni altro animale fu venerato il bue Apis, incarnazione d'Osiride, riconosciuto a certi segni: colore nero, con una stella triangolare bianca in fronte, una mezzaluna sul dorso e un rigonfiamento a foggia di scarabeo sulla lingua; morto era chiamato Osir-Apis o Serapide e collocato in una tomba nel tempio detto Serapeion.

Con ogni sorta di amuleti, talismani e preghiere cercavano i superstiziosi Egizi di propiziarsi tante divinità. Avevano fede nell'immortalità dell'anima, nella vita futura e nella risurrezione dei corpi, rappresentata sulla cassa mortuaria con simboli, che si collegavano colle vicende del corso solare. Tutti i morti erano assoggettati ad un pubblico giudizio, che privava il malvagio della sepoltura legale.

Le anime intanto reputavansi scendere nell'inferno (Kerneter) in attesa del giudizio di Osiride:
  • il reprobo era condannato all'annichilimento dopo una lunga serie di tornenti, tra i quali il ritorno sulla terra nei corpi degli animali immondi;
  • il giusto purificato partecipava alla beatitudine di Osiride. 
La fede nella risurrezione finale dei corpi dei giusti consigliò l'imbalsamazione, nella quale gli Egizi riuscirono così valenti, che le mummie si conservarono fino a noi dopo cinquanta secoli di sepoltura.

Antico Egitto. Condizione sociale, le classi

Gli Egizi erano divisi in tre classi: 
  • sacerdoti,
  • guerrieri,
  • plebe;
l'ultima suddivisa in 
  • pastori,
  • agricoltori 
  • ed artigiani,
a cui si aggiunsero più tardi gli interpreti e i piloti d'origine straniera.

La più alta classe era quella dei sacerdoti con ufficio ereditario. Essi spartivano col re e coi guerrieri la proprietà di tutte le terre dell'Egitto, ricevevano inoltre giornaliere offerte di cibo e contribuzioni di buoi, pecore e vino, sì che vivevano nelle ricchezze e nel lusso. Erano soggetti a minute osservanze rituali e assorbiti nell'infinita varietà delle loro funzioni.

Veniva seconda la classe dei guerrieri, anch'essi con ufficio ereditario. Possedevano notevole parte del suolo, e godevano di speciali razioni quotidiane durante il servizio. Tutti i militari erano privilegiati, e nei tempi fiorenti della monarchia esclusivamente nazionali; la fiducia di Psammetico nei mercenari greci cagionò l'emigrazione dei soldati indigeni e lotte intestine.

Un medesimo personaggio poteva essere rivestito d'un titolo sacerdotale e militare ad un tempo, ed erano leciti i matrimoni fra le due classi superiori.

La terza classe (plebe, ndr) era dedita alla coltura dei campi, alle industrie, ai commerci e ad ogni sorta di mestieri.

Non mancarono schiavi, specialmente costituiti da prigionieri di guerra, ma erano trattati con moderazione.

Forma e ordinamento del governo nell'Antico Egitto

Il governo fu costantemente una monarchia assoluta ereditaria, temperata solo da un sistema stabile di leggi, dalla religione e dall'influenza dei sacerdoti. Il re esercitava un potere illimitato sul popolo, che credeva alla sua origine divina.

L'amministrazione era affidata alla grande corporazione degli scribi, ramo della classe sacerdotale, ed esercitata per mezzo di ordini scritti e rapporti, che passavano dagli uffiziali superiori agli inferiori; i principali servizi riguardavano i lavori pubblici, la guerra e la finanza. 

Tutto il territorio era amministrativamente diviso in nomi, il numero dei quali pare fosse di 36 sotto i Faraoni, ossia 10 nell'alto Egitto, 16 nel medio e 10 nel basso.

L'ordinamento giudiziario era quasi indipendente dal potere regio, appartenendo la giurisdizione regolare a tribunali diretti dai sacerdoti a norma di leggi costanti.

Le grandi città di Menfi, Eliopoli e Tebe, che ospitavano i collegi sacerdotali più fiorenti, fornivano i giudici principali, i quali trattavano le questioni per iscritto ed erano mantenuti a spese del tesoro reale.

Antico Egitto. Lettere e scienze

Pochi frammenti della letteratura egiziana pervennero fino a noi, ma bastevoli per attestare la varia coltura degli Egizi; il frequente ricordo di biblioteche prova la ricchezza della produzione libraria. I papiri superstiti furono per la maggior parte preservati nelle tombe e nelle casse delle mummie, e trattano principalmente di soggetti religiosi.

Tra i documenti più notevoli sono da menzionarsi il Rituale dei morti, il Libro delle migrazioni dell'anima, il papiro di Torino dei re, il poema epico di Pentaur sulla guerra di Ramesse II contro i Kheta (popolo dell'Asia anteriore), il papiro del museo britannico contenente una collezione di lettere degli scribi.

Si sa, che gli Egiziani coltivarono con amore la medicina, l'astronomia, la geografia e la geometria; ma pochi frammenti sono rimasti della copiosa letteratura scientifica accumulata dai sacerdoti.

Le arti nei monumenti egiziani

L'arte raggiunse in Egitto prima che in ogni altro paese singolare altezza. L'architettura rivela una grandiosità maravigliosa nelle piramidi dell'epoca primitiva, alla quale appartengono pure il labirinto e la sfinge colossale, nei templi, specie dopo la XII dinastia, nei palazzi, soprattutto dei re tebani, nelle tombe scavate nelle roccie o sotterranee di tutti i periodi, nelle sfingi disposte generalmente in file, e negli obelischi.

La scultura è, come l'architettura, un prodotto della religione; è tutta un simbolismo piuttosto che imitazione della natura, e presenta un'attitudine di calma religiosa. Non ostante le varietà di tili, che segnano vari periodi, la scultura offre ordinariamente forme rigide ed inerti, poco espressive.

La pittura fu usata come arte decorativa nelle colonne, nei monumenti architettonici, nei bassorilievi delle pareti, e assai poco nelle composizioni ideali. Ne troviamo le più numerose reliquie nell'interno delle tombe, nelle casse mortuarie e sui lini, che fasciavano le mummie. È notevole la scarsezza dei colori e la totale mancanza di prospettiva.

Agricoltura, industria e commercio nell'Antico Egitto

La fertilità del suolo, dovuta alle periodiche inondazioni del Nilo, rivolse da tempo antichissimo gli Egizi alla coltura dei campi, migliorata dalle irrigazioni artificiali; ancora sotto il dominio romano d'Egitto era uno dei granai dell'Oriente.

Per mancanza di legname da costruzione navale il commercio non si estese per gran tempo fuori paese, ma si limitò all'interno lungo il corso del Nilo; però, quando i suoi porti furono aperti ai Fenici e ai Greci, la navigazione marittima ricevette grande impulso e con essa il commercio esterno. In ogni tempo l'Egitto fu centro di carovane, viaggianti tra l'Asia e l'Etiopia.

Apprendiamo dai bassorilievi prove sicure del progresso industriale. Gli Egizi acquistarono fama specialmente nell'arte della tessitura e della tintoria, nella lavorazione dei metalli preziosi, nella ceramica sì ad uso domestico come religioso.

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