Antico Egitto. Cenni storici, origini e impero

Origine degli Egiziani

Gli Egizi pretendevano di essere un popolo autoctono. Seguendo l'opinione d'un antico scrittore greco (Diodoro) si ritenne per molto tempo, che fossero discesi dall'etiopia per il corso superiore del Nilo.

Oggi è opinione generale, che siano una tribù della stirpe camitica migrata dall'Asia per l'istmo di Suez nel bacino inferiore del Nilo in tempi preistorici. Cacciando a sud i primitivi abitatori, se pur ve n'erano, essi si sarebbero avanzati a poco a poco fino alle cataratte del Nilo, traendo profitto dalle inondazioni del fiume e scavando canali per migliorare l'irrigazione.

Furono dapprima divisi in un gran numero di piccoli Stati, governati da capi ereditari con autorità patriarcale. Questi staterelli col tempo si aggregarono, finché riuscirono a formare due Stati notevoli, il To-meh nel basso Egitto e il To-res nel medio ed alto. Un certo Menés avrebbe più tardi unificato politicamente il paese, ond'egli è considerato come il primo re dell'Egitto, dal quale incomincia la sua storia.

Cronologia dell'Egitto e partizione della sua storia

Un certo Menetone sacerdote egiziano, vissuto nel secolo III a. C. aveva scritto in greco una storia del suo paese, dalla quale fu tratta la lista dei sovrani, che regnarono in Egitto da Menés sino alla conquista fattane da Alessandro Magno, raggruppati in 31 dinastie; secondo il computo di Manetone il regno di Menés risalirebbe ad oltre 5000 a. C. .
Alcuni, non giudicando credibile tale antichità, supposero, che molte di quelle dinastie siano state contemporanee, abbreviando la cronologia di quasi 2000 anni.

Attenendoci alla cronologia lunga, ripartiremo la storia degli Egizi in sei periodi:
  1. il periodo menfitico, comprendente le prime dieci dinastie (5004-3064)
  2. l'antico impero tebano con le dinastie XI-XIV (3064-2214)
  3. la dominazione degli Hyksos sotto le dinastie XV-XVII (2214-1703)
  4. il nuovo impero tebano con le dinastie XVIII-XX (1703-1110)
  5. la decadenza e le invasioni etiopiche ed assire con le dinastie XXI-XXV (1110-665)
  6. la dodecarchia e la restaurazione del regno nazionale nel basso Egitto sotto la dinastia XXVI sino alla conquista persiana (665-527); le altre cinque dinastie sono rappresentate dalla signoria persiana e dalle insurrezioni nazionali contro di essa.
Periodo menfitico

Menés riunì in un solo Stato tutto l'Egitto prima diviso, e fondò Menfi a nuova sede del governo, ch'egli consolidò con istituzioni religiose e nuove leggi.

Tra i suoi successori (denominati con voce generica Faraoni) primeggiano tre re della quarta dinastia (4235-3951), Cheope, Chefrene e Mikerino (Khufu, Khawra e Menkara), i quali costrussero in un altipiano sorgente all'ovest di Menfi le tre più famose piramidi (la prima alta 142 m., la seconda 135, la terza 66) destinate a servir loro di tomba.
Forse alla medesima dinastia va attribuita una enorme sfinge, scolpita nella dura roccia, la cui testa si eleva per 19 metri sul livello del suolo e il resto del corpo si protende per oltre 42 metri nella sabbia del deserto.

Si hanno pure alcune notizie della dinastia VI, famosa per guerre e costruzioni grandiose; gli antichi celebrarono specialmente la regina Nitocri.

Affatto oscuri sono i secoli, in cui regnarono le dinastie VII-X (3500-3064). È accertato dai monumenti, che il periodo menfitico fu complessivamente un tempo di floridezza generale per l'Egitto; imperocchè forte era il governo, prospera l'agricoltura, numerose e industri le città, diffusa l'agiatezza, estesa la cultura letteraria, capaci le arti di opere maravigliose, coltivate le scienze.

L'antico impero tebano

Come e perché il predominio siasi trasportato dal medio verso l'alto Egitto, non è noto; fatto è, che la dinastia XI risiede in una nuova capitale, Tebe, con nuovi costumi e civiltà diversa.

Il nuovo impero, detto tebano (3064-2214), fu specialmente illustrato dalla dinastia XII. Sotto di essa si estesero i domini del regno a sud nell'Etiopia sino a Napata, e a nord-est sino al deserto di Siria.

Grandi lavori furono compiuti, come il lago di Meride nell'Egitto medio dal re Amenhemat III, destinato a conservare e regolare i benefizi del Nilo, e il labirinto, grandiosa riunione di palazzi con migliaia di camere maravigliosamente intrecciate.

Continuarono la grandezza e la prosperità dell'Egitto, sebbene in forma meno splendida, sotto le dinastie XIII e XIV, delle quali però rimangono più scarsi monumenti.

Sotto gli ultimi re della dinastia XIV penetrò nell'Egitto per l'istmo di Suez un popolo nomade, che mutò per alcuni secoli l'indirizzo politico e l'aspetto della civiltà nel paese.

Dominazione degli Hyksos

Il popolo, che invase la vallata del Nilo, fu detto dagli Egiziani Shos o Shasu, che vuol dire predatori, e i suoi capi vennero denominati Hyksos, che significa capi o re de' predatori.

Dopo aver saccheggiato le città del basso Egitto, avanzarono nel medio ed espugnarono Menfi; risalendo il Nilo si estesero sino a Tebe, e così s'impadronirono di tutto il paese. Durò più di cinque secoli la loro signoria (2214-1703) sotto tre dinastie (XV-XVII).

I barbari invasori adottarono col tempo la lingua, finché alcuni principi nazionali di Tebe loro vassalli sollevarono la bandiera dell'indipendenza, che però fu solo raggiunta dopo una lunga guerra eroicamente combattuta.

Ai tempi della dinastia XV avvenne la migrazione in Egitto dei figli di Giacobbe, di cui è larga menzione della Sacra Scrittura.

Il nuovo impero tebano

Siccome il moto di indipendenza era partito da Tebe, così questa città tornò ad essere sede del governo nazionale.

In questo periodo (1703-1110 a. C.) l'Egitto rifiorì nelle industrie, nei commerci, nelle lettere e nelle arti. Monumenti splendidissimi attestano ancora dopo tanti secoli quanta fosse la magnificenza di Tebe; tali il gran tempio di Ammon-Ra e la sala di Karnak, i grandiosi palazzi e i colossi di granito di Ramsés II (Ramesseo), di Amenhotep III e di Ramsése III.

Numerose furono le imprese guerresche: in Etipia, ove le istituzioni egizie si radicarono profondamente; nell'Asia anteriore al Tigri, sottomettendo le popolazioni stanziate tra quel fiume e il Mediterraneo; nella regione del Punt, ossia dell'Arabia.
Molti re sono celebrati per le loro imprese, come Amenhotep I, Thutmés I, Thutmés III, Ramsés II (detto dai Greci Sesostri), le cui gesta furono rappresentate nei templi e nei palazzi di Tebe e cantati dal poeta Pentaur.

Si ritiene comunemente, che gli ebrei sieno usciti dall'Egitto ai tempi del re Menephtah I, figlio di Ramsés II.

Decadenza e invasioni etiopiche ed assire

Già durante la dinastia XX s'erano notati i sintomi di decadenza, tanto nel predominio esteriore quanto nella fermezza del potere e nell'ordine interno.

Con la dinastia XXI (1110) il centro politico dello Stato si sposta da Tebe verso il nord, Tanis, Bubastis e Sais, città del basso Egitto; gravi e frequenti si succedono i torbidi; i popoli soggetti si ribellano, è violata l'indipendenza e spezzata l'unità politica dell'Egitto.

L'Etiopia, in cui s'erano rifugiati i sacerdoti tebani cacciati dal regno a causa della loro ambizione, si staccò formando uno Stato separato. Svanì la supremazia esercitata sui popoli dell'Asia anteriore, ove intanto sorgeva a potenza il regno d'Israele, contro il quale furono effimeri i trionfi del re Sheshonk I, primo della dinastia XXII.

Per maggior danno in alcuni dei nomi (provincie) costituironsi dinastie indipendenti contrarie all'unità della monarchia. Fu peggio sotto la dinastia XXIV.

Regnante Bokkhori, in fama di grande saggezza, gli Etiopi, guidati dal loro re Sabacone, giunsero vittoriosi sino a Sais, e signoreggiarono per mezzo secolo l'Egitto, costituendo la dinastia XXV (715-665).
Sabacone si spinse nell'Asia anteriore, ma, vinto dal re assiro Sargon, si ritrasse in Etiopia.
Il suo successore Tahraka riprese la guerra, ma, sconfitto dal re assiro Esar-haddon, dovette indietreggiare fino alle cataratte dell Nilo. Tahraka risorse, ma un altro re assiro Assurbani-pal condusse la sua gente vittoriosa sino a Tebe. Così l'Egitto fu per non breve tempo travagliato da Etiopi ed Assiri.

La dodecarchia, restaurazione dell'unità nazionale

Non è ben noto il modo, ma è certo, che gli Egiziani guidati da valenti duci riuscirono alla fine a ricuperare l'indipendenza. Ciascuno dei capitani volle essere re, e così il paese fu diviso in molti stati autonomi, dei quali dodici, uniti in federazione (dodecarchia), nel solo basso Egitto.

Psammetico, re di Sais, valendosi dell'aiuto di emigranti stranieri, specie greci, abbatté gli altri e rinnovò l'unità politica, ch'ebbe la corta durata della dinastia XXVI (665-527 a. C.).

Con Psammetico tornò la quiete nel regno e con essa la floridezza, alla quale contribuirono i Greci e i Fenici stanziatisi sul litorale del Mediterraneo. Psammetico assoldò i Greci nell'esercito con tale malcontento delle milizie nazionali, che parecchie migliaia di guerrieri egiziani coi loro capi emigrarono in Etiopia.

Regnando Necao, figlio di Psammetico I, una flotta fenicia circumnavigò l'Africa da oriente verso occidente. Necao credette possibile ricuperare l'antico predominio sull'Asia anteriore. Battè gli Ebrei e rese tributario il re di Giuda, ma incontrò un'opposizione formidabile nell'impero babilonese; vinto dal re Nabucodonosor a Circesio (605 a. C.) fu costretto a ritornare in Egitto.

Il re Apries (Uhabra) riprese le spedizioni asiatiche, ma senza fecondi risultati.

Il re Amasi (Ahmés II) in 42 anni di saggio governo (569-527) rivolse le sue cure alla prosperità dell'Egitto, secondando l'immigrazione greca apportatrice di civiltà nuova.

Caduta della monarchia egiziana

Frattanto s'era formato un vasto impero nell'Asia, ossia l'impero persiano, avido di conquista. L'Egitto non poté salvarsi dalla sua ambizione. Era appena succeduto ad Amasi il figlio Psammetico III, quando il re di Persia, Cambise, con numeroso esercito mosse verso il basso Egitto.

La battaglia di Pelusio decise la sorte di questo antico popolo. Sconfitti gli Egizi, irruppero gli invasori nella valle del Nilo; Menfi capitolò dopo breve resistenza; tutto l'Egitto si arrese al conquistatore e divenne provincia dell'impero persiano.

Col 527 ha fine l'autonomia del regno egizio, ma la lista dei re di Manetone registra ancora cinque dinastie (XXVII-XXXI) dall'infausta sconfitta di Pelusio alla conquista di Alessandro Magno, formate in parte da re conquistatori, e in parte di principi indigeni capi delle insurrezioni, che di frequente scoppiarono contro la tirannide persiana.

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